Solo Al Secondo Grado

Archivio per gennaio, 2018

S. M. Ėjzenštejn ; Google remembers – on January 22, 2018 – the anniversary of the Russian film director

On January 22, 1898 S. M. Ėjzenštejn was born in Riga (Latvia) – exactly 120 years ago -; the film director of the USSR (CCCP).
Here is a comprehensive reference to the value of your film commitment.

S. M. Ėjzenštejn ; Google remembers – on January 22, 2018 – the anniversary of the Russian film director

s m

‘ La corazzata Potèmkin ‘/Бронено́сец Потёмкин“ Bronenossez Potjomkin  :

Battleship Potemkin / Battleship Potyomkin ( Броненосец Потёмкин) or rather, the marginalization of culture in favor of an ideology/ovvero l’emarginazione della Cultura a favore di una ideologia .
( prima parte )

Titolo originale :’
‘ Bronenosec Potèmkin ‘ – di S.M. Ejzenstejn del 1926.

la corazzata potemkin

Un’immagine del film .

Vi sono altre due Opere che l’hanno temporalmente e tematicamente preceduta ;

°
Nascita di una Nazione ‘ – The birth of a Nation – di D. Wark Griffith del 1915, (USA)

e l’Opera;

°
L’ultima risata ‘ – Der letzte Mann – [ ‘l’ultimo uomo’, titolo letteralmente tradotto ma cambiato nella versione italiana in :’ l’ultima risata ‘ (§) ]  di F.W. Murnau del 1924  (Germania)

La corazzata potèmkin .

Accenno alla storia.

Su una corazzata imperiale russa le condizioni di vita sono assai dure per i semplici marinai .
Un pezzo di carne di manzo avariato a loro servito come rancio genera contestazioni . L’ufficiale medico ne attesta la qualità negando l’evidente putrescenza.
I marinai indicono uno sciopero ‘della consumazione del rancio ‘ .
La situazione degenera ed un marinaio muore.
Il sacerdote a bordo non mostra la benché minima sensibilità, aggravando la situazione .
[ viene ribadita nella didascalia la frase : ‘ per un piatto di minestra…’ ] .
Una volta a terra – nel porto ucrainiano di Odessa – si sparge la voce sui fatti accaduti .
I famosi cosacchi – zaristi convinti – non mostrano pietà e sparano su chiunque, avanzano scendendo la famosa scalinata Richelieu.
I marinai – ormai impadronitisi della Potèmkin – decidono di affrontare le navi zariste inviate per sopprimere la rivolta .
Ma nessuno sparerà un colpo; come poco prima sulla Potemkin i marinai si sono rifiutati di fucilare i loro commilitoni, così avviene tra gli equipaggi delle navi militari che con un tacito e solidale accordo decidono di ribellarsi alla tirannia zarista.

[ La storia della rivolta, dell’ammutinamento dei marinai della corazzata Potèmkin, nel luglio 1905, è fatto reale.
Ejzenstejn comunque lascia immaginare allo spettatore – qui distorcendo i fatti storici – che l’ammutinamento è solo l’incipit di una grande rivoluzione non solo cittadina, ma anche di una Nazione e poi… mondiale (nelle aspettative sovietiche di quei tempi).
L’ammutinamento del 1905 si concluse ,in realtà, in una repressione della rivolta nell’indifferenza più assoluta della popolazione di Odessa. ]

E’  invece l’incipit ,nell’Opera cinematografica, di una rivolta/rivoluzione a 360 gradi che porterà alla rivoluzione bolscevica russa del 1917…

Due i temi capisaldi di questo ( di questi tre film ) film ;

il primo  tema sta nella innovazione cinematografica ;
 comprimere in una due ore ciò che avviene in giorni, mesi ed anni etc… ( non si deve dimenticare che siamo agli albori dell’Arte cinematografica ).
 Le espressioni analogiche ;  ad es. le inquadrature di un leone di pietra prima sdraiato e poi seduto a figurare il popolo prima dormiente e poi desto .Od anche le immagini dei cosacchi ripresi in alcuni particolari della divisa ( gli stivali, i berretti…) come elementi indicanti la spersonalizzazione di chi agisce freddamente…

il secondo tema sta non nella ricerca puramente cinematografica ,di cui qui sopra portati alcuni elementi,

ma nel’ utilizzare un film in quanto mezzo di comunicazione di determinati valori .

Valori che possono spaziare da elementi puramente interiori all’essere umano quali i sentimenti più intimi ,a quelli politici o morali etc…
Ovvio il contenuto politico della corazzata Potèmkin .

Circa il primo aspetto – l’innovazione cinematografica – ,
gli altri due film di cui sopra avevano già espresso prima della ‘corazzata Potèmkin’ tali valori, che saranno poi sviluppati nella cinematografia. (Basta guardarseli e confrontare le date)

Circa il secondo aspetto,
– il film in quanto mezzo di comunicazione di determinati valori –
,
tralasciando il fatto ,saliente, del fallimento storico ed economico del comunismo e compagnia bella , inutile dunque soffermarcisi sopra,

.a parte ciò, sia in: ‘The birth of a Nation’ che in: ‘Der letzte Mann’ sono già presenti appieno valori di carattere politico e sociali, universali. Entrambi ,anche per questo aspetto precorrono,anticipano il film russo.
Inoltre, in: ‘Der letzte Mann’,  Murnau ,il regista, rappresenta un aspetto del tutto peculiare; quello intimista. Ciò grazie ad una acuta introspezione dei sentimenti che percorrono il protagonista. (un ‘anonimo’,nel senso etimologico del termine, portiere d’albergo interpretato dall’attore Emil Jannings). Non per niente rientra nel così detto genere ‘Kammerspiel’, allora del tutto nuovo.

———

Ho qui sopra elencato tre film;
con il fine di valutarne correttamente uno, quello russo.
Circa il primo aspetto di cui sopra va sottolineata la considerazione ,valida in tutti i campi della ricerca e nel nostro caso cinematografica, che il valore di un’Opera sta nell’originalità, ovvero esser opera prima, cioè non epigona di una che precede . (Oltre che nei contenuti, ovviamente)
E ciò è certo elemento fondamentale per determinarne il valore assoluto, indiscutibile. Appare dunque ovvio, che le due Opere temporalmente precedenti quella di Ejzenstejn, sono di valore primo.
Quella di Ejzenstejn , non fa che ripercorrere una strada cinematografica già esplorata dai due film precedenti ora citati.

In modo diverso trattano lo stesso tema/problematiche cinematografiche.
Ma l’Opera che viene ricordata è solo la prima ; quella del russo Ejzenstejn. E non ,come visto per meriti/qualità sue particolari.
Questo è un tema che mai è stato affrontato sui mezzi di comunicazione vari.
Ne dalla storia della cinematografia più recente
.

Ciò pone l’interrogativo sul

perché di questa errata valutazione del valore dell’Opera di Ejzenstejn,

ed inoltre l’interrogativo sul

totale silenzio della moderna storiografia cinematografica (e non solo cinematografica) in merito a questo clamoroso errore!

vedi, [//]

( segue , )

La corazzata Potèmkin ‘ :

Battleship Potemkin / Battleship Potyomkin ( Броненосец Потёмкин) or rather, the marginalization of culture in favor of an ideology / ovvero l’emarginazione della Cultura a favore di una ideologia .
( seconda parte)

Come detto il film più vecchio, dei tre sopra citati è : ‘The birth of a Nation’ ‘Nascita di una Nazione1915 di David Wark Griffith.

David-Wark-Griffith2
D. W. Griffith , il primo a destra di chi guarda .

Siamo agli albori della cinematografia.
Questa Opera di Griffith è da vedere come
il primo film in assoluto
in cui la pienezza dei mezzi espressivi ( il montaggio,la caratterizzazione dei personaggi,l’uso del carrello per la cinepresa etc…) raggiunge l’apice artistico .
Cioè ‘ l’innovazione cinematografica ‘ di cui sopra detto .

Quest’Opera americana è dunque il solo vero caposaldo della cinematografia mondiale.

 

—————————

 

.

Il secondo film,
L’ultima risata‘ ‘Der letzte Mann’ di Murnau del 1924,

der letzte Mann by F W Murnau film

Der letzte Mann / l’ultimo uomo/ l’ultima risata
by F W Murnau
film Germania 1924

der letzte Mann by F W Murnau film. b jpg

Der letzte Mann / l’ultimo uomo/ l’ultima risata
by F W Murnau
film Germania 1924
Il protagonista;
un portiere d’albergo tradito
nel suo impegno serio e costante.
Metafora di una Germania tradita
nei suoi ideali tesi ad evitare
il ‘tramonto dell’Occidente’ come profetizzato da
Oswald Spengler…

toccando gli stessi temi innovativi  che Wark Griffith affrontò nel 1915  ,cioè l’innovazione cinematografica, ‘  è sicuramente la prima vera opera innovativa in Europa .

E come tale è il vero capolavoro europeo .

(§)
Il titolo originale: ‘Der letzte Mann’, tradotto letteralmente ‘ l’ultimo uomo ‘, e poi tradotto in Italia ,come in altri Paesi (ad esempio la Spagna ed il Portogallo etc…) con il titolo de : ‘ l’ultima risata ‘
– da una scena del film in cui il protagonista ride (di chi?) di buon cuore per gli inattesi risvolti che il fato procura –
significa, in una traduzione più accorta, : l’ultimo degli uomini ‘/’Le Dernier des hommes’, (dal titolo in lingua francese,tradotto in modo eccellente) , con riferimento al degrado in cui il protagonista del film viene ridotto dal cinismo sia del suo datore di lavoro, sia dai suoi meschini familiari. Dunque,  ‘l’ultimo degli uomini onesti / l’ultimo vero uomo’ 
Ne segue che la diversa traduzione in vari Paesi del titolo originale in :‘ l’ultima risata ‘, indica ciò che recita un vecchio adagio :’

:’ride bene chi ride ultimo/he who laughs last laughs longest

wer zu letzt lacht, lacht am besten‘.

 

 

————————————

 

.

Il terzo film è la famosa
Corazzata Potemkin’ del 1926 ,Opera sovietica,euroasiatica.

Per gli aspetti di cui ora detto è solo la continuazione / copia delle due Opere suddette .

Quando si toccano tematiche di carattere politico,sociale ed economico come in queste tre, ciò che ho chiamato ‘scomodo valore’, si fa sentire sonoramente. In questi casi l’onestà intellettuale vine meno, scompare.
E la riprova sta proprio nel fatto che ne viene rammentato dai posteri uno solo dei tre film , benché sia temporalmente successivo agli altri due e dunque di puro valore riflesso… .

[//]
Un accenno alla motivazione di fondo che spiega l’interrogativo :’

:’perché questa errata valutazione del valore dell’Opera di Ejzenstejn,come Opera prima di valore cinematografico?

Nel primo film (‘Nascita di una Nazione’ ‘The birth of a Nation’ di D. Wark Griffith )
alcuni episodi legati al problema dell’integrazione degli afro americani negli USA, che portarono a suo tempo polemiche col regista,hanno relegato lo stesso film ad essere messo in disparte .

Nel secondo (‘ L’ultima risata ‘ ‘Der letzte Mann’ di F.W. Murnau )
il protagonista,un lavorante/portiere d’albergo accantonato dalla sua stessa famiglia, è visto come parallelo/simbolo di una Nazione – quella tedesca – ingiustamente umiliata dopo la Grande Guerra, con gli insostenibili risarcimenti imposti con il Trattato di Versailles.
Il protagonista è dunque visto come antesignano della riscossa di un popolo intero.Scomoda anche questa realtà come per il primo.Inevitabile l’adombramento dello stesso.

Se da un lato
un atteggiamento ‘codino’ presente nella sceneggiatura del film di Wark Griffith,
e una posizione politica internazionale di grande diffidenza verso il mondo germanico e quindi verso il film di Murnau,
hanno portato ad un rifiuto dei pregi indiscutibili presenti nelle due Opere,
dall’altro
l’esplosione sul piano culturale del materialismo storico, unito alla formazione di Stati socialisti quali l’URSS, hanno entrambi spinto – con modalità ben differenti – all’affermazione del film di Ejzenstejn, malgrado i limiti non solo di pura valenza cinematografica, ma anche di contenuto (vedi(**))

(**)
Se noi andiamo a guardare ai temi politici del terzo,ai contenuti, notiamo immediatamente che ne : ‘La corazzata Potemkin’, i temi sono di altrettanta limitatezza storica; cito ad es. il Pope ( il sacerdote in russo) visto come uno stregone, privo della benché minima sensibilità umana.
Così come un singolo componente della popolazione ,ribellatasi nel porto di Odessa, afferma:‘abbasso/a morte gli ebrei’ ed è immediatamente linciato dalla ‘saggia’ popolazione.
Entrambi non sono che puri stereotipi; semplicistici preconcetti degni di film di bassa lega.
Poi in realtà, sappiamo bene che il mondo religioso ,anche se in completa penombra, era cercato ed amato dal popolo russo/sovietico durante il regime comunista.
E circa la ‘questione ebraica’ in URSS, si sa che fu risolta con i ‘progrom’ sovietici, che fecero strage di ebrei nei gulag ( ГУЛаг).
E, si noti , che a tutt’oggi non vi sono pellegrinaggi nei gulag sovietici come per Auschwitz od altri lager tedeschi…

Credo dunque che si possa sinceramente affermare che la sudditanza ad una cultura di sinistra – in realtà una pseudo cultura – , abbia portato a certi errori – dolosi – in molti campi. Anche nella storia della cinematografia, come qui mostrato.

Nota,
provate a ricercare in internet elementi critici quali qui riportati sui tre film, ed in particolare sul film di Eisenstein ‘La corazzata Potemkin’; non troverete che chiacchiere. Vuoti commenti su di un film ritenuto per antonomasia un capolavoro a fondamento di questo o di quello…
Quando in realtà non sanno minimamente ciò che affermano; ripercorrono soltanto un cliché elogiativo di vecchia data frutto di una critica faziosa scevra di un qualsiasi costrutto di valore.

Un esempio? Ecco un paio di links di rimando – tra i tanti possibili – su due social;
‘ciaopeople’ di Gianluca Cozzolino & C.;

https://www.fanpage.it/sergei-eisenstein-il-120-anniversario-della-nascita-e-google-gli

ed anche;

‘La Repubblica’, noto quotidiano/giornale;

http://www.repubblica.it/spettacoli/in-sala/2015/06/05/news/_eisenstein_in_messico_-116125261/

ed ancora, dando uno sguardo in Gran Bretagna,

‘The Telegraph’, giornale inglese,

http://www.telegraph.co.uk/films/0/best-movies-ever-made-according-rotten-tomatoes/battleship-potemkin-1925/

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Elementi conclusivi su : ‘ Nascita di una nazione’ / ‘La corazzata Potemkin’ / ‘L’ultima risata’.

eisenstein3

Il regista russo di origini tedesco/ebraiche Ejzenstejn .

Nota personale: a quei tempi e a quelle latitudini a quanto pare era di moda un simile taglio di capelli ; scompigliato !.

Il valore attuale della ‘corazzata Potemkin’

 

Ritenuta a torto ,come sopra mostrato, un ‘caposaldo’ della cinematografia , essa ci appare comunque utile a indicarci il modo di pensare/procedere nella realtà culturale del novecento.
Ejsensteyn confessò che ebbe timore per lungo tempo di venir deportato per un possibile non gradimento dei suoi lavori cinematografici da parte della dirigenza.
E difatti dopo l’ultimo film da lui diretto, e non gradito dalla nomenclatura sovietica, ad Ejsensteyn venne un infarto che lo seppellì!
L’atteggiamento che prevalse nel mondo comunista di allora fino a giungere ai nostri giorni fu quello di separare la classe dirigente/intellettuale da quella che loro ritenevano di tutelare ; il popolo.
Si veda ad es. le stelle presenti ancor oggi nella bandiera cinese;
una rappresenta la classe contadina,
una quella operaia,
una quella dell’esercito
ed infine una rappresenta la classe dei dirigenti/intellettuali – del Partito.
Era una situazione in cui si pensava che dall’alto si sarebbe potuto ‘fare/creare’ l’uomo nuovo.Il pasticcio che ne è risultato è sotto gli occhi di tutti.
Appare chiaro che le forze non intellettuali del Paese non abbisognavano di una cultura profonda che permettesse loro di ragionare e giungere a tirare le somme della realtà circostante.A tutto dovevano pensare gli ‘intellettuali’/’dirigenti’.

Oggi che succede dopo il crollo del muro?
Da un lato vi è chi rimane saldamente attaccato alle vecchie idee ‘ortodosse’,ma poi la maggior parte,di fronte alla realtà profondamente mutata cerca di riprendere il ‘cammino’ verso

un modello di uomo nuovo partendo però dal basso e non più dal palazzo come una volta.

 

Questo il tentativo di svolta, che rappresenta forse l’unico possibile valore attuale che possiamo vedere rinascere attraverso l’Opera di Ejzenstejn.

Si noti che Ejzenstejn con il suo film non volle tessere un inno alla rivoluzione bolscevica del 1917. Egli riprende soltanto gli ideali libertari rivoluzionari francesi. / Note that Ejzenstejn with this film did not want to write a hymn to the Bolshevik revolution of 1917. He only took back the French revolutionary libertarian ideals.

 

Ed è proprio forse attraverso questa sorta di anelito di Libertà, Giustizia -vera- e Fratellanza universale che quest’Opera trovò nuova vitalità e rivalutazione nella seconda metà del XX secolo (…a far data,se su vuole, dal 1968 in poi…) [ç]

 

—————-

[ç]
‘La corazzata Potèmkin’,
, visto oggi in un’ottica di politica internazionale, non può che far nascere una profonda perplessità nello spettatore più attento ( e sopratutto intellettualmente onesto), destando in lui un mal celato stupore per tanta ingenuità, sia nei propositi di coloro che lo commissionarono (la leadership sovietica) sia in chi lo girò (Ejzenstejn). Nonché stupore per il plauso internazionale che ha avuto fino ai giorni nostri.
Propositi qui subito sopra delineati in una sorta di anelito di Fratellanza universale.
Certo esso apparve invece – nella seconda metà del secolo scorso – come un valido strumento di sostegno, e di propaganda, alle idee poi esplose nel 1968(…).
In proposito non può che venirci in mente, nel voler dare – indirettamente – la giusta misura a quest’Opera tutto sommato ingenua, un film di una quarantina di anni successivo e di pochi precedenti il 1968 :‘Gli ammutinati del Bounty (Mutiny on the Bounty ) USA 1962’. ‘  Quest’Opera con Marlon Brando, seppur di pari ingenuità, ha almeno il merito di non aver minimamente voluto essere pretenziosa ne dal punto di vista contenutistico (grandi ideali politici etc…) ne dal punto di vista cinematografico.
In compenso permette allo spettatore di ‘ammazzare il tempo’ in maniera assai piacevole.

Qui la lungimiranza americana;
 nell’aver dato  involontariamente ed obliquamente con questo feuilleton (Mutiny on the Bounty ), girato nei mari del sud, la giusta misura del valore  – assai scarso,come visto –  della presunta grande Opera di Ejzenstejn,
è lodevole, anche nel mezzo utilizzato!

—————

Ai giorni nostri  – nel terzo millennio, nel’ era successiva alla ‘guerra fredda’ –  si invitano dunque le forze ‘popolari’ ad essere loro stesse artefici del cambiamento.Si invita alla critica democratica,che una volta nei Paesi dell’est avrebbe comportato tragiche conseguenze.

[Ma, si noti,che questi inviti ad una partecipazione attiva a delineare le linee guida del Partito, avvengono soltanto nei Partiti comunisti occidentali – riciclatisi sotto altre denominazioni – , vedi ad esempio il Partito Democratico (ex P.C.I ; Partito Comunista Italiano)]

Personalmente credo un lavoro/impegno inutile perchè sempre frutto di un imput dall’alto e qundi falsamente democratico.
Mi preme sottolineare che come quasi sempre nella storia sono le classi meno fortunate a rimetterci e prendere colpi da una parte e dall’altra.
E’ notorio,per fare un es. che nei Paesi ex comunisti la nuova classe dirigente capitalista ha,per la stragrande maggioranza dei casi,origine dal ‘Partito’.

Nei Paesi ex URSS,
di contro dopo anni da ‘incubo’ ,almeno tra le persone fornite di sensibilità e discernimento, la reazione ai fatti del 1989 è stata ben differente.
Basta osservare l’Opera/installazione qui sotto!

(Nel caso di quest’Opera, va rilevato che precede di tre anni l’evento epocale di Berlino, ciò grazie al fatto che il suo autore poté emigrare dal suo Paese.)

Ilya Kabakov The man who flew into space from his apartment

The man who flew into space from his apartment.
Ilya Kabakov 1986

Ilya Kabakov didascalia

_____________________________

Direttamente attraverso il seguente link;

https://soloalsecondogrado.wordpress.com/quattro-chiacchiere-sul-cinema-d-essai-e-sul-suo-scomodo-valore/

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Un’ultimissima nota,

s m

S. M. Ėjzenštejn ;

Google remembers

– on January 22, 2018 – the anniversary of the Russian film director.

E’ notorio che Google SPA

è una Società lungimirante anche dal punto di vista dei rapporti con il proprio personale. Li tratta a ‘guanti bianchi’.
Tralasciando le vere profonde motivazioni che inducono i patrons ( i proprietari) di questa Società mediatica a simile scelta ‘filantropica’ ,da ‘mecenati’, verso i propri dipendenti,

(possibile competitività informatica compromessa da un effetto rebound/’effect rebound’, da coloro  – la dirigenza ( i dipendenti) –  che all’interno di Google svolgono mansioni che pochissimi al mondo possono svolgere al quel livello – immaginatevi le possibili conseguenze disastrose per la Google SPA per una protesta,ma è il caso di dire un ammutinamento, della dirigenza – etc…)

è indubbio che figure come quella di Ejzenstejn sono apprezzate – trattate a loro volta con mecenatismo – [ ipocritamente (?) ] da buona parte della ‘dirigenza Google’.
Dirigenza che se vista nella quotidianità; mezzi bizzarri di trasporto utilizzati, cagnetti rigorosamente meticci al seguito, abbigliamento meno che ‘casual’, linguaggio informale etc… Non può che farci pensare, che simili figure contemporanee in fondo non sono che degli hipsters (e Liberal) globalizzati e globalizzanti…
Sarebbe certo più interessante analizzare le vere profonde motivazioni che hanno indotto la dirigenza Google a simili simpatie cinematografiche, nonché al loro stile eccentrico nella quotidianità.
Si intuisce subito ,senza scomodare Sigmund Freud & C. , che alle volte, di generazione in generazione, è necessaria un poco di ‘sana ipocrisia’.
Questo per evitare, per dirla in termini sportivi, che il ‘grande slam’/’the big slam’,
che la vita gli ha generosamente riservato (come pochi altri fortunati al mondo)
,abbia un effetto rebound controproducente,
sia verso di loro personalmente
[ con un effetto rebound psicologico, dai loro utenti (non altrettanto fortunati,che costituiscono la maggioranza) ]
sia verso la Società per cui lavorano.
(Non va dimenticato che Google SPA è una Società che ha molta visibilità, a differenza di molte altre Società, e come tale la facciata , l’immagine, fa la differenza nel determinarne una crescita economica o meno…)

Fate un pò voi!

Pinocchio ; a fairy tale on the Banality of Evil

Pinocchio;a fairy tale on the Banality of Evil

‘the Adventures of Pinocchio’ by Carlo Collodi aka Carlo Lorenzini;

or the most famous fairy tale in the world and also the most read.

 

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Questo bel paesaggio
può essere visto come l’allegoria di questa fiaba cruda – per non dire crudele – che appare tale agli adulti che la rileggono per i loro figli o, magari, per se stessi,
e inconsapevolmente crudele per i piccoli lettori che crescendo acquisiscono consapevolezza di ciò.

Dove l’allegoria?
Un mare di speranza nel’ incipit della propria vita,
che poi scema via via, in un unico punto d’arrivo. Oscuro.
Inesorabile destino scritto dal fato…

.
.

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Due principalmente le domande – iniziali – che ci si possono porre – a se stessi o/e ad altri (coetanei o meno) – allorché si ritorna con la mente a questo personaggio della letteratura infantile.
La prima domanda,
che ci si può porre, è l’effetto che suscitò in noi la lettura nell’infanzia di questa fiaba.
La seconda
è nel cercare un riscontro,o meno, delle proprie emozioni che in noi suscitò nel confrontarsi con quelle in altri lettori.

Un fatto certo soggettivo, ma non per questo meno indicativo.
Indicativo non solo della personale sensibilità in ciascuno di noi, ma anche del rapporto col mondo che ci circonda.
Indice impazzito di una riflessione sia infantile,seppur elementare, che da adulto su questo stranissimo personaggio che certamente, vista la diffusione nel mondo, è in qualche modo vicino ai precordi di grandi e piccini.

 

Parco di Collodi – , Collodi di Pescia, Pistoia / Toscana / Italia –  ( Collodi era il paesino che diede i natali alla madre di Carlo, con la quale visse.
E’ in onore della madre che Carlo prese lo pseudonimo di ‘Collodi’ )

 

Pinocchio Collodi soloalsecondogrado a

Pinocchio Collodi soloalsecondogrado b

Pinocchio Collodi soloalsecondogrado c

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Fatta questa piccola premessa procediamo per gradi;

Carlo Lorenzini alias Carlo Collodi, ( un toscano, fiorentino )
l’autore della fiaba :‘le avventure di pinocchio’, visse nel XIX secolo.
Era un giornalista (politico), un traduttore, uno scrittore di testi anche per teatro, e un autore di testi per bambini, sia scolastici che fiabe.
Per sbarcare il lunario dovette per diversi anni lavorare come pubblico funzionario. Impegno di lavoro che gli pesò moltissimo.
Queste le sue peculiarità lavorative.
Fu anche un lodevole patriota risorgimentale che non disdegnò di prodigarsi in battaglia, disprezzando i così detti ‘codini’, ; cioè coloro che aderirono ai movimenti risorgimentali italiani per solo opportunismo…

Ma come spesso torna utile, occorre scavare a fondo nella biografia di un certo Autore per poterne capire appieno il profondo significato delle Opere.
Questo impegno biografico se è utile in molti casi, di certo nel caso di Carlo Collodi apparirà indispensabile per capire il vero significato di questa Sua fiaba tanto famosa e singolare.
Gli elementi biografici sopra elencati non sono di difficile reperimento. Ma quelli psicologici sono difficili da scovare. E ciò sia quando l’Autore su cui si stanno cercando notizie è via via più lontano nel tempo, sia quando un velo di ‘doveroso’ silenzio viene calato su alcuni aspetti biografici dell’Autore stesso, come nel caso di Carlo Collodi.
Il fratello Paolo,subito dopo la morte di Carlo,
insieme ad un letterato amico di famiglia vagliò tutto il materiale epistolario del fratello distruggendone gran parte di esso.
Distruggendo sia lettere attinenti alla vita privata (piene di misoginia mal celata), sia di carattere pubblico (commenti sarcastici su quel tal letterato, su un certo uomo politico, critiche al mondo religioso, a certe convenzioni sociali etc…).
Carlo aveva certo ereditato dal mondo toscano uno spirito dissacrante, iconoclastico. Irreligioso e polemico, fino all’estremo come molti fiorentini d.o.c.
La Sua fiaba celeberrima ebbe a scriverla in tarda età, e di mala voglia. Quando il pessimismo aveva ormai fatto breccia in Lui sostituendosi ad ogni speranza per se e ad un giudizio benevolo verso il prossimo.
Non aveva mai preso moglie. Benché avesse più volte rivolto attenzione all’universo femminile,da cui – come G.Leopardi – ebbe a subire un umiliante e crudele atteggiamento scostante.
Rimase, per dirla in termini da pettegolezzo, zitello.
Viveva con la madre, che rappresentò tutto il Suo universo affettivo e relazionale.
In ciò non c’è niente di male, ma se la scelta è forzata e non vera scelta
– come, udite udite , per Jack Kerouac quello della beat generation, il ragazzaccio ribelle che viveva con la madre quando non faceva scorribande per gli USA –
nel tempo si crea inevitabilmente una insana trasformazione caratteriale
Questa sua forzata solitudine,
unita ad altri fattori come lavori non pesanti ma burocratici insignificanti – per Lui umilianti – , le difficoltà economiche unite ad impegni letterari non sempre lodati e poco remunerati,
lo portarono ad accentuare la sua innata rigidità, accresciuta dai fattori sopra detti.
E ciò fu notato dai piccoli fiorentini che nella vita quotidiana incontrandolo si facevano beffe di lui.
Spesso i ragazzini possono essere non solo assai impertinenti e maleducati, ma pure crudeli.
Collodi reagiva evitandoli
( fortunatamente non fece come L. Wittgenstein, che messosi a fare il maestro di scuola, spazientito per la maleducazione di una ragazzina sua allieva, vide bene di stazzonarla per bene tirandogli a viva forza le trecce dei capelli!).
Ecco già individuato un elemento biografico che fa da pendant tra la vita personale di Collodi ed il suo personaggio,Pinocchio.
Collodi fa di Pinocchio un ragazzino impertinente e maleducato di prim’ordine. Ma… paga a caro prezzo le sue marachelle,passando di disavventura in disavventura!
E non solo; l’innata rigidità di Collodi, viene trasferita da Collodi stesso, guarda caso, al suo personaggio; un ciocco di legno vivente, che è poi un burattino; parola che è sinonimo di persona sciocca e caratterialmente debole, incapace di fare scelte oculate con la propria testa. E se aiutata fa danno anche a chi lo aiuta.
Così la vita si fa beffe di Pinocchio! ( Ancora una volta Collodi ‘restituisce il favore’, – per modo di dire – attraverso il suo personaggio, a chi nella vita lo denigrava ).

Ed infine un altro elemento drammatico nella vita di Collodi;
il vizio del gioco d’azzardo,che lo portò ad un totale senso di sconforto che sfociò nel suicidio in una sera d’autunno.

Ho sopra fatto cenno a :‘un velo di ‘doveroso’ silenzio fatto calare su alcuni aspetti biografici dell’Autore’.

E si è visto che il fratello Paolo, nel distruggere buona parte del materiale epistolario di Carlo, ha operato una prima censura verso il suo Pensiero.
Una seconda censura sta nel’aver diffuso ai posteri la falsa notizia di una morte naturale di Collodi; che invece, non avendo potuto onorare un debito di gioco, disilluso si lasciò andare…
Una terza censura,
sta nel aver ridotto ai minimi termini la Sua biografia che così ‘ufficialmente’ esposta dal mondo accademico, poco o nulla dice della personalità di Collodi. Discostandola poi dal Suo racconto fiabesco, che ebbe il solo merito di aver avuto un costante gran numero di lettori. ( Di sicuro un motivo di questa popolarità ci deve essere ma, come si vedrà non per i motivi che comunemente si credono; motivi riassumibili in un ‘intento pedagogico’ ).

La solitudine di Carlo,
che poi rappresentava anche un intero universo a lui coevo, era generata non solo dagli aspetti caratteriali, in parte innati, ma anche da quella vita affettivamente povera che li incrementavano.
Aspetti che poi trovano origine a loro volta, in radici di carattere sociale; egli non era più ‘un popolano’, ma non ebbe neanche la forza o la fortuna di ergersi a livello di un illustre cittadino per distinzione in battaglia od in politica…
In poche parole egli non era ‘ne carne ne pesce’; era in una sorta di ‘limbo per vivi’. E ciò indubbiamente era per lui un’uggia continua…

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Parco di Collodi, Toscana; un Pinocchio gigante in Suo onore.

 

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Passiamo alla favola di Collodi :’Pinocchio’ e alle emozioni e riflessioni che suscitano in grandi e piccini (in alcuni di loro ovviamente).

Personalmente devo dire di essere rimasto piuttosto shoccato da una simile lettura.
Ciò che mi lasciava perplesso era dovuto
sia al contesto
in cui appariva una figura vivente; imprigionato dentro ad un ciocco di legno
e finito poi non in una famiglia ma nelle mani di un povero falegname (Geppetto) inadatto ed incapace a fare ‘il padre’ – se così si può dire nei confronti di un legno parlante – che si lascia coinvolgere in mille peripezie che poi rappresentano nella maggior parte dei casi, ‘il fio’ dei piaceri amorosi. Ma che Geppetto , come San Giuseppe , non ha mai conosciuto, essendo rimasto vergine,
sia la figura
della ‘fatina buona’, sorta di angioletto materno protettrice del povero Pinocchio.
E mi chiedevo, cosa che presumo molti altri lettori abbiano fatto, :’

:’se la ‘fatina buona’, fa nascere un bambino sotto forma di legno,

presso un povero disgraziato senza ne arte ne parte ( Geppetto non è buono di cuore, ma fesso di cuore ) e infine
trasforma prima Pinocchio in un bambino vero e proprio ma poi lo ritrasforma in un ciocco di legno
[ senza contare il fatto che la ‘fatina buona’ se ne frega ampiamente dei guai che fa passare al povero falegname Geppetto (allegoria quest’ultima della crudeltà femminile verso il marito dopo averne ottenuto un figlio,magari con un altro uomo,?) ]

cosa avrebbe mai fatto ‘la strega cattiva’ al povero Pinocchio?

Si vede subito che certe riflessioni, elementari nell’infanzia e complesse in età adulta, e per giunta supportate dall’esperienza, non sono poi tanto peregrine. Certo suscitano ilarità in Chi legge. Ma…

questa ilarità è condivisa da Chi legge con chi qui scrive, verso non tanto Collodi, ma verso il mondo ipocrita di cui velatamente Collodi stesso scrive irridendolo!

Mi soffermo soltanto su un altro personaggio ,tra gli innumerevoli, sottolineati da Collodi; ‘Mastro ciliegia’, un collega di Geppetto. ‘Mastro ciliegia’ appena scoperto il ciocco di legno parlante nella propria bottega,se ne guarda bene dall’intagliarlo (leggi accudirlo e crescerlo) come invece farà Geppetto.
‘Mastro ciliegia’ scoperto ‘il ciocco parlante’ ne intuisce la pericolosità, il sacrificio a cui tenendolo sarà sottoposto e furbescamente lo regala – si fa per dire – all’ingenuo Geppetto…
[anche in questo caso allegoria della crudele furbizia dei colleghi di lavoro e per giunta amici?. Si noti che ‘Mastro ciliegia’ non brucia il ‘ciocco parlante’ ma intuitone la potenziale pericolosità lo passa al suo collega Geppetto, come a passargli/regalargli dei guai di prim’ordine ]

Confrontando quanto indicato nella biografia di Carlo Collodi con alcune riflessioni su alcuni personaggi della Sua fiaba appare chiaro il metodo e le considerazioni fatte sull’Autore come sul vero significato della fiaba.

Una sorta di sordo rancore deve aver animato Collodi;

sia verso la Società a lui ingrata, come verso un mondo relazionale che non lo voleva.
Anche una semplice paternità putativa,come visto dalla sua biografia, gli era preclusa.
Così ,si noti, il rancore di Collodi si riversa anche verso il mondo dell’infanzia.
E ciò attraverso il suo personaggio ‘Pinocchio’, che non solo passa di tragedia in tragedia
ma ha un nome assai indicativo se saputo leggere; la ‘P’ cancellandone in parte il tratto centrale curvo diviene una ‘F’ ,

così  ‘Pinocchio’  diviene   ‘Finocchio’  (queer)!

E tutto ciò ha paradossalmente portato alla creazione della favola più letta al mondo!

Soffermandomi infine sul

perché ‘Pinocchio’ sia divenuta una favola di grandissimo successo,

basta da un lato
la triste considerazione che anche se ciò che si racconta , seppur espresso  in termini favolistici cioè irreali/immaginari,  rispecchia una Collettività  – anche nelle proprie miserie materiali e morali –  ecco che si rappresenta qualcosa di profondamente vero [*] e quindi apprezzato dal lettore.
( Purché non apertamente deriso, ne umiliato, il potenziale lettore è attratto da simili racconti. E difatti Collodi evita accuratamente di deridere palesemente il lettore attraverso i suoi personaggi.)
Da un altro lato
la storia è indubbiamente ben raccontata ,piena di umorismo e di estro creativo del tutto originale per l’epoca.

Un piccolo capolavoro letterario, che supera il suo stesso Autore.

 

But the story of Pinocchio is also; a pedagogical feuilleton

‘Pinocchio’ is not a children’s story. ‘Pinocchio’ is a pamphlet against adults’s aberrations! / ‘Pinocchio’ is not a children’s story. ‘Pinocchio’ is a pamphlet against oldsters’s aberrations!

 

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Didascalie con cenni storici sul paese di Collodi.

 

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[*]

‘Красота спасет мир’. Из романа «Идиот» / ‘La bellezza salverà il mondo’ . Ne:’ l’idiota ‘ di Ф. Достоевского / Fëdor Dostoevskij

Queste parole Fëdor Dostoevskij le fa affermare al Principe Miškin / Князь Мышкин – quintessenza della bontà umana.

Sono parole che lo scrittore russo mutua dal mondo greco secondo cui bellezza e verità coincidono.
Ne segue, se questo è vero, che ciò che è abiezione/mostruosità coincide con la menzogna/bugia .
Il merito di scrittori come Collodi – e motivo anche del conseguente successo editoriale –
sta nell’aver raccontato non menzogne belle, ma mostruosità vere, reali.
Sta nell’aver raccontato storture/aberrazioni presenti nel mondo,
che tuttavia in un’ottica non solo cristiana, ma anche greca (Aristotele) verranno eliminate in un lungo percorso teleologico, cioè finalistico in cui il bene (la verità) prevarrà.
Questo tortuoso e tormentato percorso dall’abiezione alla verità, altro non è se non il superamento delle difficoltà di tutti i giorni.
Sono elementi profondamente radicati in ognuno di noi.E come tali, non solo ne riconosciamo la presenza, ma tra tutti questi elementi negativi ne apprezziamo soltanto uno che permette all’uomo di lottare giorno per giorno.

Questo elemento si chiama ;‘speranza’. L’ultimo dei mali usciti dal vaso di Pandora.

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Qualche fotografia del paesino di Collodi, luogo natio della madre di Carlo, dove egli ebbe a trascorrere l’infanzia e dove spesso tornò con la madre.

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Villa Garzoni;

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Veduta del paesino di Collodi dai ruderi del castello omonimo;

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Il Pinocchio gigante veduta panoramica;

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La casa natale della madre di Collodi, dove Carlo trascorse parte dell’infanzia e dove spesso tornò.

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Souvenir d’Italia ;

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The tavern: ‘of the red shrimp’ / ‘del gambero rosso’ ; where Pinocchio dined with ‘the cat’ and ‘the fox’ …

 

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Nota (per gli italiani),  Garibaldi è come il prezzemolo; è (stato) dappertutto !

I ruderi del castello sopra Collodi;

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Strada del castello sopra Collodi, dedicata al politico socialista Pietro Nenni. Non credo che Carlo Collodi avrebbe gradito tale intestazione vista la sua ferma  presa di posizione anti comunista (ai suoi  tempi il comunismo era un modello politico/sociale appena sorto; Carlo Collodi aveva circa trent’anni)

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Le solite panchine…

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